Texto de Giancarlo Cavallo [original em italiano] sobre António Barros, publicado na apresentação do livro ‘MAPPE DELL’ IMMAGINARIO, Poesia Visuale Portoghese’. [Texto]
In > Giancarlo Cavallo, MAPPE DELL’ IMMAGINARIO, Poesia Visuale Portoghese, Edizioni IL CAMPO. Copyright by IL CAMPO, Edizioni del Centro d’ Arte, Cava dei Tirreni (Sa). 1987.
Per vocazione naturale, determinata dalla collocazione geografica, il Portogallo, tutto protesto nell’ Oceano Atlantico, ha sempre legato i suoi interessi più alle colonie d’ oltremare (e soprattutto al Brasile) che al resto dell’ Europa, eccezion fatta per il proprio coinquilino iberico, la Spagna e, a volte, per la Francia.
Anche dal punto di vista culturale il legame con il Brasile è determinante per capire la peculiarità dello sviluppo di questo paese, attento peraltro alle novità europee (Futurismo, Surrealismo, etc.) più di quanto l’ Europa lo sia stata verso la sua finestra oceanica.
La nuova situazione politica determinatasi con la “rivoluzione dei garofani” di un decennio fa, ma soprattutto con il recentissimo ingresso del Portogallo nella CEE, finirà senz’ altro per mutare questa tendenza, con benefici notevoli per l’ intorpidita cultura euroccidentale (…)
António Barros è figura di operatore molto complessa ed ha interazioni con personaggi di indiscusso valore internazionale quali Wolf Vostell, Juan Hidalgo, Joseph Beuys, Serge III Oldenbourg. Il suo lavoro coniuga il discorso plastico (sculture, ambienti, scenici ed onirici) con quello letterario usando prevalentemente il corpo e lo spazio come supporti. Ha inoltre eseguito interventi vocali in performances e concerti Fluxus, oltre ad aver realizzato dei video.
Del suo lavoro, Rui Orfão evidenzia: “Il rigore concettuale delle affascinanti, insolite e semplici architetture delle installazioni in cui gli elementi naturali costituiscono un importante ritorno alle origini. Il fascino dei corpi presenti/assenti, il delirio erotico del tempo, in un ambiente, in una corda in tensione, in un panno sospeso che è supporto e poema, negli interstizi del visible. Sonetti senza rima ma con un nuovo ritmo, sonoro nei suoi segreti imbavagliati, colline di cenere, registri di memorie intensamente vissute, isole di magnifici oceani”. [1].
Barros è anche uno dei creatori di Artitude:01 rivista ambiente sulla cui originalità è il caso di soffermarsi. Artitude (il cui nucleo è composto inoltre da Isabel Carlos, Isabel Pinto, João Torres, José Louro, Rui Orfão) è “un’ altra pratica di rivista”. Infatti alle pagine della rivista si sostituiscono di volta in volta l’ ambiente “imballaggio” di una galleria, il palcoscenico del CITAC e la città di Coimbra, i bordi del fiume Minho; ed ai testi le azioni degli operatori del gruppo. “(…) 21 e 15, l’ora in cui il crepuscolo non permette più di leggere i testi poetico-visuali e di gesto plastico che si inscrivevano nel quarto numero della rivista Artitude:01, … e che le donne-passero e gli uomini-rana hanno scritto” [2].
Forse la chiave giusta per penetrare nel ricco mondo di Barros e di Artitude:01 è rappresentata dallo slittamento semantico proposto dallo stesso Barros tra ‘Poesia Visuale’ e ‘Poesia Visionaria’ (?): spogliarsi nella trasparenza della rugida e CREDERE che la pietra fiorirà.”) [3].
È così che si riesce ad inquadrare un’ altra novità apportata da questi operatori, rappresentata dalla grande abbondanza di metafore usata per presentare il proprio lavoro (“I miei testi sono letti, caricati di sogni e fantasie in cui potrai addormentari al crepusculo … la POESIA esisterà soltanto nella VERITÀ della tua esistenza” Barros [4].
“Tutta la complicità del sentire ricreata nel tempo/intervallo del guardare fra risonanze di vetrate di una cattedrale assetata della luce delle ombre, segnali di acqua nelle mani e frammenti della memoria dei fiumi” [5]. “Nuovo trasbordare del Letto della Poesia che, dopo aver attraversato un paese intero, frammentario negli usi e costumi sostenuti nella sperimentalità, dal concretismo alla esaltazione visuale del testo (pretesto), passando per il Processo e continuando il viaggio nei domini apologetici del vissuto nella comunione-allarme con il mondo sensoriale, irrompe ora negli orizzonti del Visionario” [6]. Isabel Pinto; ma anche le già citate “colline di cenere”, “isole di magnifici oceani” di Rui Orfão e gli “uomini-rana” e le “donne passero” di Oliveira Santos a Artitude:01- solo per fare qualche esemplo).
Tale novità potrebbe sembrare contraddittoria, ma è invece, a mio avviso, pienamente in linea con una opzione totale in cui la profusione dei vari media, adoperati con estrema creatività, include a giusto titolo le perifrasi ardite di una scrittura che sembra attingere, pur nella sua estrema modernità, ai fasti del Barocco.
Un’ ennesima conferma di questa linea di azione viene sin dal titolo dell’ intervento di Barros in Poemografias che sembra auspicare una sintesi della coppia oppositiva poemologia vs poemografia [7].
Notas >
[1] Rui Orfão, “O discurso comprometido do poeta apaixonado”, in “Perform’Arte”, Torres Vedras, 1985, p. 34.
[2] Carlos Oliveira Santos e Artitude:01 in “Perform’Arte” cit., p. 41.
[3] A. Barros, “PÓ E MOLOGIAS + PÓ E MOGRAFIAS” in POEMOGRAFIAS, cit., p. 121.
[4] Idem, p. 123.
[5] Isabel Pinto, “Memories verdes dum percurso” in Poemografias, cit., p. 125.
[6] Idem p. 133.
[7] Vedi sopra a proposito di Pimenta la definizione di poetologia e poetografia.